martedì 15 novembre 2011
All'inizio c'era "La peste"
Da quando ho letto "La peste" di Albert Camus, ho sempre avuto questa idea di sceglierne delle parti per fare un cortometraggio. Mi è sempre piaciuto l'assunto base del romanzo, ossia usare l'epidemia come "pretesto" per scrivere un romanzo esistenzialista.
Così, ormai anni fa, ho scritto una sceneggiatura che poi non ho potuto realizzare causa assenza di persone disposte a partecipare, e alla fine ho abbandonato il progetto (poi è venuto "Maschere").
Quest'anno ho letto un saggio di antropologia, "Il capro espiatorio" di René Girard. Un saggio molto interessante, che analizza il ruolo socialmente unificante del capro espiatorio nelle religioni pagane e mostra come il cristianesimo ribalti questo ruolo. Al di là delle tesi, mi ha affascinato vedere come la violenza sul capro espiatorio sia quasi un universale antropologico.
Così, mi è venuta l'idea: perché non "fondere" il saggio con il romanzo di Camus? Il corto non diventa più una trasposizione (più o meno) fedele del romanzo, ma un progetto autonomo, che racconta come in una società moderna possano ripresentarsi tratti antropologici antichi (in questo caso, appunto, il sacrificio di un capro espiatorio) in situazioni di emergenza (la peste).
Così ho scritto un'altra sceneggiatura, che non era soddisfacente per tanti motivi. E il progetto è stato ripensato da cima a fondo, fino a prendere la forma attuale. Che sarà argomento di un altro post ;-)
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