giovedì 8 agosto 2013

Bilancio conclusivo e qualche frame

In questo intervento vorrei approfittare della fine delle riprese per fare un confronto tra la lavorazione di questo corto e la realizzazione di quello precedente, Il Capro Espiatorio. Credo che queste riflessioni, oltre ad essere utili di per sé, possano essere di interesse per chi magari vuole cimentarsi per la prima volta nella realizzazione amatoriale/autoprodotta di un cortometraggio.

La prima cosa da sottolineare è la notevole differenza di tempi di realizzazione: se con Oltre la maschera mi sono bastati due fine settimana, Il Capro Espiatorio invece ha richiesto mesi di riprese. Certamente si può spiegare questa differenza con il fatto che Il Capro Espiatorio richiedeva parecchie riprese in esterni, tra l'altro in stagioni diverse. Non è però l'unica spiegazione. Sicuramente tra un corto e l'altro c'è stato un miglioramento nell'organizzazione e nella pianificazione delle riprese. L'elemento che ha fatto davvero la differenza è stato lo storyboard.

Per questo corto mi sono avvalso di diversi obiettivi per una gestione variata dei campi. 
Come macchina da presa ho usato, ricordo, una Canon EOS 60D, con i seguenti obiettivi:


L'uso di diversi obiettivi permette una variazione dei campi con, cosa non secondaria, una resa fotografica soddisfacente e coerente con le proprie esigenze espressive. E voi direte: "bello, ma cosa c'entra con lo storyboard?". C'entra, perché ovviamente avendo già una rappresentazione visiva delle inquadrature si può già scegliere quale obiettivo è migliore per la determinata inquadratura, e ovviamente organizzare di conseguenza le sessioni di riprese. Per esempio (ed è quello che ho fatto io) si possono raggruppare le riprese per obiettivo (ossia eseguire prima tutte le riprese che richiedono il 20 mm, poi quelle con il 50 mm, etc.). Ma ponendo il caso che abbiate un solo obiettivo, il discorso non cambia: lo storyboard è uno strumento essenziale di organizzazione e pianificazione. Sembra una banalità, ma dal momento che si lavora da soli o comunque con pochi aiuti, anche gli aspetti più banali e ovvi si imparano sul campo, sbattendo il naso contro la realtà.

Badate bene che quando parlo di storyboard non dovete pensare necessariamente ad opere d'arte concettuale: bastano anche dei semplici schizzi, che però possono già dare l'idea dell'andamento ritmico di una sequenza e sono di per sé più che sufficienti per l'organizzazione delle sessioni.

E dopo queste considerazioni, ecco tre immagini del corto.